Quando il porto diventa marina: uno sguardo storico e linguistico

Chi si avvicina per la prima volta al mondo della nautica, senza magari contare un’infanzia vissuta tra porticcioli e cantieri, senza aver trascorso stupende giornate sulla coperta di una barca pilotata magari dai genitori, dai nonni o dagli zii, potrebbe avere diverse difficoltà – dapprima – a capire questo complesso mondo. Le cose da imparare sono tantissime, e di certo non aiuta il fatto che quello marinaresco sia un gergo pieno di termini strani e spesso del tutto originali. Ci sono espressioni tipiche come “cazza la randa”, “leghiamoci al corpo morto”, “mollare il pappafico” o “tirare dentro la mutanda” che possono lasciare per l’appunto senza parole, e soprattutto senza alcuna idea sull’azione indicata. E poi ci sono i singoli termini, da babordo a tribordo, da fiocco a scotta, da prua a poppa: imparare a navigare vuol dire imparare almeno un po’ un’altra lingua. E queste incertezze si scontrano talvolta anche dall’esterno, quando semplicemente si sente parlare di qualcosa relativo a questo mondo. Pensiamo per esempio al marina! Chissà quante persone si chiedono quale sia la differenza tra un porto e un porto turistico, e tra quest’ultimo e un marina. Oggi vedremo per l’appunto il percorso che ha portato a questi termini, dal punto di vista storico, linguistico e ovviamente marinaresco

Prima di tutto, il porto

Prima di marina, prima di porto turistico, prima di qualsiasi altra cosa c’era il porto. La parola latina portus inizia a essere utilizzata tantissimo tempo fa: i romani con il termine portus indicavano un qualsiasi posto attrezzato per l’attracco e il riparo delle navi. Non dobbiamo pensare a strutture immense come i porti odierni. Si trattava di luoghi decisamente più semplici, usati a scopo commerciale e non solo. Lì arrivavano e partivano le merci, i soldati, i coloni, gli esploratori. Nei secoli, proprio con l’allargamento progressivo del commercio a livello internazionale – che era spesso tale già nel Medioevo – i porti diventarono via via più simili a quelli che conosciamo oggi, con un continuo via vai di barche, di scambi di merci e via dicendo, con un ininterrotto transito dalle navi in arrivo alla terra, e viceversa. Insomma, il porto è prima di tutto un luogo di passaggio.

Oggi distinguiamo tra diverse tipologie di porti, partendo dal presupposto che durante i secoli questi approdi si sono via via specializzati in determinati utilizzi e settori: c’è il porto di commercio, c’è il porto militare, e c’è per l’appunto il porto turistico. Ma quando nasce il porto turistico? E quando – e perché – ci si riferisce a quest’ultimo con il termine marina?

Cos’è un marina?

La nautica da diporto, se confrontata alla lunghissima storia dell’andar per mare per esplorazioni, per commercio e per combattere, è decisamente recente. Le radici del diporto in Italia per esempio possono essere fatte partire nell’ultimo quarto dell’Ottocento, quando iniziarono a comparire le primissime barche da diporto nei nostri cantieri (il primo esemplare, secondo molti, sarebbe il cutter di Enrico Alberto d’Albertis, costruito nel 1875). E il diporto divento una “cosa reale” quasi un secolo dopo: solo allora di fatto diventò necessario adibire dei porti a questa tipologia di barche. Dapprima si iniziò con i cosiddetti “bacini per yacht”, e poi si passò per l’appunto ai primi marina, dei piccoli porti turistici e in quanto tali pensati esclusivamente per il diporto.

Vale quindi la pena capire perché questi spazi vengono chiamati con questo nome. Il termine viene usato normalmente come aggettivo, per indicare per l’appunto qualcosa che ha a che fare con il mare, nonché come aggettivo sostantivato, per indicare una lunga serie di cose diverse: delle coste, delle rappresentazioni pittoriche di paesaggi marini, le flotte di imbarcazioni di un paese, e via dicendo. Il termine “marina” usato per designare dei piccoli porti turistici, però, arriva in realtà dalla lingua inglese: furono infatti gli americani i primi a usare il termine “marina” (partendo dalla parola latina “marinus”, ovvero appartenente al mare), pronunciato “mërìinë” per indicare i bacini dedicati alle imbarcazioni da diporto. Ecco che allora, come ci dice l’enciclopedia Treccani, un marina è “Porticciolo turistico a gestione privata, riservato alle imbarcazioni da diporto e provvisto di infrastrutture autosufficienti per i varî servizî di rifornimento, riparazioni, rimessaggio, ecc”.

Marina inteso come porto turistico: maschile o femminile?

E qui si arriva alla vera e propria questione linguistica: quando si indica un porto turistico come marina è bene usare il maschile oppure il femminile? In effetti questa parola, nella lingua italiana, viene sempre usata al femminile quando ha valore di sostantivo. Si pensi a Dante, che scriveva “di lontano conobbi il tremolar de la marina”, si pensi alla Marina militare, ai pittori che dipingono delle “marine”, e via dicendo. Ecco che allora si potrebbe essere istintivamente spinti a indicare anche i porti turistici con il femminile, parlando quindi di “la marina”. In realtà però l’utilizzo giusto di questo termine per indicare un porto turistico è quello al maschile. Per due motivi. Prima di tutto, per differenziare questa parola dalle altre “marine” usate nella lingua italiana. In secondo luogo, perché come abbiamo visto si tratta di un prestito linguistico dall’inglese – per quanto seguendo un tragitto in fin dei conti circolare – e come tale va riconosciuto anche attraverso l’articolo maschile.

Il marina non è solo un luogo di passaggio

Linguistica e storia a parte, è abbastanza palese ciò che differenzia un normale porto da un marina. Se il porto è un luogo di passaggio, di scambio di merci, il marina è invece un luogo in cui si fa bene di più che venire e andare: una marina è un luogo di vita, è cioè un luogo che ha una valenza in sé stesso. Tanto è vero che sono tantissime le persone che, a bordo delle proprie barche, scelgono di dormire comodamente nei porti turistici, sapendo peraltro di poter contare su una lunga serie di servizi. Si pensi per esempio al nostro porto turistico Marina Porto Antico di Genova: qui è possibile trovare colonnine d’acqua e d’energia elettrica, rete WiFi, distributore di ghiaccio, smaltimento rifiuti, servizio antincendio, servizi igienici, docce con spogliatoi, distributori, bar, ristoranti, negozi, pompe per il carburante, parcheggi e tanto altro.

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